“Come stai?”
“bene”
Quante volte facciamo questa domanda e otteniamo questa risposta, o rispondiamo anche se non è vero, semplicemente perché non ci va di tediare chi ci ascolta con i nostri guai, grandi o piccoli?
Perché magari pensiamo che i nostri momenti di sconforto non siano interessanti, perché pensiamo che in fondo i bambini dell’africa muoiono di fame e noi stiamo tutto sommato bene in salute quindi perché lamentarci.
E poi se per caso, in un momento di distrazione, rispondiamo che non va tutto bene ma che…e via a elencare qualche guaio, problema, preoccupazione, ci ritroviamo d alzare lo sguardo e ci sentiamo immediatamente in colpa vedendo l’espressione fra il vuoto e il seccato del nostro interlocutore mentre si domanda “ma perché glielo ho chiesto? in fondo machissenefregadicomestaquesto?”.
Questa la racconto sempre utlimamente
una mattina mi sveglio con un attacco di cervicale e quando sto male mi viene sempre la nausea e finsice che (scusate il dettaglio, ma è così) vomito.
Passo così la mattina e alla fine sono uno straccio, debole e completamente disidratata
Ma siccome ho una cosa da fare in ufficio che ho promesso, siccome a pranzo riesco a mangiare mezzo piatto di riso in bianco e bere mezzo bicchiere d’acqua, decido che in ufficio ci vado lo stesso.
entra in stanza un collega
“come stai?”
“beh, insomma, ho passato tutta la mattina a vomitare…”
“bleah, che schifo! [sic]”
(visto che ti fa schifo entro in dettagli) “si, si pensa, stavo così male che vomitavo addirittura l’acqua…capisci…bevevo un bicchiere d’acqua e… correvo a vomitare…poi ho provato con il cibo solido, ma…stessa fine…tutta-la-mattina-a-vo-mi-ta-re!”
“bene…come stai?”
…
silenzio…io e la compagna di stanza ci guardiamo begli occhi…te l’ho appena detto…
“beh, a parte questo…bene grazie…”
“si, allora dovresti fare questo, poi quello, poi quell’altro”
Le gente normalmente non ascolta e anche se sembra farlo, nella maggior parte dei casi non è interessata a quello che diciamo.
E spesso lo facciamo anche noi, perché lo so che tutti quanti ora ci immedesimiamo negli incompresi da amici e conoscenti, che nessuno di noi sta pensando alle volte in cui si è comportato come il mio collega, ma piuttosto alle volte in cui si è sentito solo.
Quante volte vediamo che c’è un amico, un collega, un vicino in difficoltà, magari anche piccola, magari è solo un momento difficile e scegliamo di ignorarlo, o magari spettegoliamo con un altro amico o collega o semplicemente…facciamo finta di niente?
Non è indispensabile fare il missionario per cambiare la giornata di qualcuno, non è indispensabile fare un bonifico anonimo a chissà chi possibilmente lontano per sentirsi in pace con la propria coscienza, certi che comunque nessuno verrà mai a turbare la nostra pace.
Basterebbe poco, e lo dico per prima a me stessa, basterebbe chiedere a qualcuno “come stai?”e poi mettersi lì ad ascoltarlo, senza rilanciare ai suoi guai con i nostri, dando un parere se lo abbiamo, ma anche semplicemente ascoltando.
Per quanto drammatica, difficile o anche solo terribilmente noiosa possa essere la storia che ha da raccontare.